Nota enoculturale

28 Jun 2021

In vino veritas. Tutti abbiamo già sentito questa espressione, ritenendola magari latina.

E invece, come spesso è accaduto, i romani la ripresero dal greco: οῖνος καὶ ἀλήθεια (oinos kai aletheia). La ritroviamo già nel VI secolo a.C. nel poeta Alceo (Frammenti, 333), quindi in Ateneo (Deipnosofisti, II), poi in Plutarco (Vita di Artaserse), prima di leggerla in Cicerone (Topica) e ancora nel Talmud babilonese (Eruvìn 65a).

Nei circoli enofili, in particolare nella Loira, si duella a colpi di citazioni dei precetti di Rabelais. A riempire i calici è l’immagine stessa dell’arrivo in tavola della divina bottiglia. Tuttavia, in Rabelais, la presenza fisica stessa del vino è eclissata dalla sua essenza divinatoria. Nel Quinto libro (cap. XLV), quando scrive che “di vino, divino si diventa”, egli evoca l’abbraccio di una religione, o quantomeno l’inizio di una ricerca spirituale che trascenda, e molto, dal materialismo. Nel suo “pantagruelismo”, se emerge un carattere orgiastico, esso riguarda null’altro che il sapere. L’ingestione è finalizzata all’elevazione dell’anima. Il corpo è l’umile mezzo per l’esaltazione dello spirito.

“Il riso è proprio dell’uomo”, scrive ancora, e ben prima di Bergson.

Ma citare questa dichiarazione per sé sola dà una lettura totalmente errata. E difatti, egli si corregge con queste parole:

“Non il ridere, ma il bere è proprio dell'uomo […] 1”.

Queste verità, o anti-verità, sono parte della genesi della storia del vino e meritano rinnovata attenzione.

Il mio percorso di storica medievalista mi impone di restituire al loro contesto le nobili parole della storia del vino, al fine di renderne ai rispettivi autori la paternità e la portata, siano questi dei dilettanti alle prime armi, o autori affermati o confermati.

Le brevi cronache di questa nuova Nota enoculturale, periodico memento della mia lealtà all’OIV, al vino e alla storia, mi offrono l’opportunità di condividere il modo in cui questi grandi personaggi che ho selezionato per voi testimoniano il loro legame con la nostra bevanda prediletta. Faremo quindi di loro i nostri interlocutori privilegiati, una sorta di intercessori che, mi auguro, ci accompagneranno nella comprensione del nostro intimo rapporto con il vino.

Azélina Jaboulet-Vercherre

Azélina Jaboulet-Vercherre - Storica del vino

Da quando ha ottenuto il Dottorato in Storia presso la Yale University nel 2011, Azélina Jaboulet-Vercherre progetta corsi di Storia e cultura del vino per diversi istituti universitari, in particolare per Ferrandi Paris, dove è attualmente professoressa associata.
Nel 2019, il Comitato scientifico e tecnico dell’OIV ha nominato Azélina presidente della Giuria internazionale dei Premi dell’OIV.

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1Quinto libro, capitolo XLV, “Come qualmente Bacbuc interpreta il responso della Bottiglia”.